Lettere dal Cuore
La nostra dipendenza spesso nasce dalle ferite del passato. Quel bambino, o bambina, feriti dalla famiglia disfunzionale in cui sono cresciuti, e/o da traumi emotivi, fisici, o sessuali, continua a vivere dentro di noi. Quelle ferite, quelle paure, quelle sofferenze da bambini hanno alimentato la nostra dipendenza dal sesso per anni, o decenni. Quelle che seguono sono le lettere che alcuni di noi hanno scritto al dipendente che vive dentro ciascuno di noi, ma non e' ciascuno di noi. La dipendenza sessuale non e' "il problema", ma la soluzione che usavamo per placare il nostro dolore, le nostre paure, per alleviare la sofferenza di quelle ferite mai chiuse.
Nelle lettere che seguono, ciascuno scrive a quella parte ferita di se stesso, come scriverebbe un fratello maggiore, un padre, o un qualcosa di molto piu' grande di noi, un Potere Superiore, per come ciascuno di noi puo' concepirlo.
Lettera di Mario G.
Ti ho visto solo, in preda alla tua compulsione, girovagare al buio in cerca di incontri. Ti ho visto spezzato, diviso, senza meta. Non avere paura, sono con te, non ti giudico, non ti condanno. Vedo la tua paura di vivere, di affrontare il futuro. Torna a me, riposati in me. Non devi dimostrarmi nulla. Ti amo così come sei, con i tuoi sbagli, i tuoi errori, la tua storia. Lascia che ti possa amare, lascia che ti possa riconciliare con te stesso.
Ti tengo forte tra le mie braccia. Coraggio io ho stima di te. Io desidero il tuo bene. Voglio la tua realizzazione. Dico alla voce che ti accusa di tacere. Dico al vento di calmarsi. Il mio cuore ti accoglie profondamente. Ti dono una nuova vita, una nuova esperienza di amore e riconciliazione. Fermati e fa silenzio dentro di te. Lascia che io ti custodisca nel mio cuore.
Ti dono il mio perdono affinché tu possa perdonare chi ti ha fatto del male. Ti dono la capacità di perdonare sempre e comunque, anche quei torti che non credi possibile perdonare. Benedici con me chi ti ha fatto torto. Benedicilo e offrilo a me.
Lettera di Massimo L.
Caro figlio,
vorrei che tu sapessi che io c’ero. Nonostante tu abbia detto/scritto esplicitamente, in quel poster, che da quel momento volevi fare di testa tua e non volevi che nessuno, e soprattutto io, ti dicesse cosa dovevi fare della tua vita.
Ho rispettato la tua scelta ma non potevo smentirmi, non potevi farmi smettere di essere tuo padre e di amarti. Avevo mille idee e speranze per te, ti ho creato in modo stupendo e, se avessi voluto e non ti fossi allontanato da me, non sai quanto avremmo potuto fare insieme……ma non importa.
Io c’ero sempre, in ogni momento e soffrivo quando tu soffrivi da solo. Ho provato a parlarti ma hai scelto di farti tanto male e fare del male ad altri. Ho provato a proteggerti, ti ho detto di non credere alle bugie delle persone che ti avrebbero usato e poi buttato via e ci sono delle cose che ho permesso perché tu potessi cercarmi. Ho aspettato tanto e nel frattempo ti sei portato solo più in basso, creando ferite che ora ti porterai dietro.
Ma oggi la storia è diversa. Nel momento più buio mi hai cercato ed io ero ancora lì e niente è cambiato da parte mia. Io ti amo e non ho sbagliato quando ti ho disegnato con tutta la mia creatività e non me ne sono pentito. Sono tranquillo ora, perché cammini con me e con i tuoi sforzi cerchi di fare ciò per cui ti ho creato e rimediare al male che hai fatto.
Sono con te, credo in te e non ho mai smesso di farlo, non quando mi hai chiuso la porta, non quando hai usato gli altri, non quando hai tradito la loro fiducia; a loro ci penso io oggi. Hai perso tanto, hai perso la strada ed ora so come ti senti, bloccato, senza meta, senza scopo, ma è solo un tempo dove ho bisogno di parlarti e farti crescere per essere di aiuto a coloro che voglio aiutare. La tua storia, il vaso rotto, è un dono che ora tu sei e dai agli altri.
Non avere paura del domani o di quello che hai perso e senti che non puoi recuperare più. Cammina con me, io ci sono e giorno dopo giorno vedrai il bello che creeremo insieme. Ho ancora tanto in mente per te.
Sei bellissimo figlio mio, sei proprio come ti ho desiderato!
Vivi sempre nel mio amore.
Lettera di Agata S.
Carissima ma cosa stai facendo? Cosa sto guardando? Ma perché? Sei una bellissima persona, preziosa agli occhi di Dio, e queste cose che stai facendo non ti portano da nessuna parte.
La cannetta, sì, lì per lì ti rilassa, ma ascoltami: “Non fa per te”!! Il sesso, beh, se lo fai con amore bene ma se lo fai solo perché hai ricevuto un complimento oppure una frase infelice, è bene che cambi strada, vai a giocare a Monopoli!!
Beh, adesso ti lascio perché il mio tempo nel passato è finito! Basta, basta, basta, ci vediamo nel presente, sposata ricordatelo!!
Ti voglio tanto Bene
Lettera di Carmelo B.
Ciao,
piccolo, grande, uomo malato, come è difficile scriverti, ma come è bello poterlo fare in un ambiente così protetto ed amorevole. Quanto hai sofferto lo sai solo tu, tranquillo non aver paura di sentirti una vittima, con le due solite vocine di mamma e papà che ti dicono: “Eh non fare la vittima!”, non aver paura di sentirti una vittima, “lo sei”.
Sei vittima dell’amore malato dei tuoi genitori cha hanno preferito devastarsi l’uno con l’altra per poi sfogarsi con te, piuttosto che avere la coscienza ed il coraggio di dire: “Basta siamo incompatibili”.
Sei vittima dell’idea, che in ogni modo ti ha inculcato tua mamma, che: “Il sesso prima del matrimonio non si fa”; pensiero che rispetti, ma non era quello il modo e comunque tu forse non avevi la forza di rispettarlo.
Sei vittima dell’assenza di tuo papà, in ogni senso!
Sei vittima del tuo desiderio sincero che: “Almeno lo farò solo con la persona giusta!”
Sei vittima di questa società fottutamente pornografica.
Sei vittima, anche se forse questo l’hai rimosso, di un abuso da parte del tuo allenatore di calcio quando avevi 7/8 anni.
Sei vittima di tuo nonno e tuo papà che nascondevano un vero e proprio arsenale pornografico fatto di volumi di album fotografici contenenti anche immagini di sevizie indicibili, che tu hai scoperto sempre a quell’età.
Sei vittima della crudeltà di tanti bambini e ragazzi che vedendo il loro coetaneo non reagire mai lo hanno bullizzato in ogni modo.
Sei vittima di quelle bambine e ragazze che prendevano in giro il tuo modo di essere gentile al limite dell’imbranataggine e la maniera di approcciare a loro. E ce ne sarebbero ancora. Ricorda che sei anche tanto colpevole in tante altre cose.
Ma in modo così amorevole mi hanno chiesto di rivolgermi a te e in modo così amorevole ti ripeto, non aver paura di sentirti una vittima. “Lo sei”, ma sei anche nel posto più giusto per diventare un uomo integro.
Ti voglio bene
Lettera di Giacomo G.
. . . . . . Tu non sei la tua dipendenza.
Tu sei speciale, sei prezioso, sei dono d’amore. Vedo in te quello che neppure tu sai vedere, perché sei accecato e offuscato dalla vergogna. Io credo in te e so che ce la farai. Stai facendo un buon cammino, continua ad avere fiducia.
Quante volte ti ho protetto, rispettando la tua libertà; quante volte ti ho salvato dal peggio. Quante persone ti ho fatto incontrare perché tu comprendessi di essere amato e imparassi ad attingere da questo amore, per amare a tua volta.
Non avere paura per ciò che è stato, per gli errori che hai commesso. Non preoccuparti del futuro, di ciò che sarà. Sarà bene, sarà per il bene, sarà di salvezza e sarai capace di dire grazie.
E sarai felice e sereno, guarito e in pace. Abbi fiducia e continua ad essere onesto e a fare verità. Metto ancora una volta le mie mani sul tuo capo per benedirti e confermarti: “Mio figlio amato”.
Lascia che questa mia benedizione di amore ti scenda dentro nel profondo e ti rinnovi nella fiducia per la tua vita.
Ti abbraccio
Lettera di Mario T.
Caro me, caro piccolo me.
Non devi scappare, non avere paura. Io sono con te, ti abbraccio quando ti senti solo, ti ascolto quando vuoi raccontarmi tutte quelle cose che sembrano stupide e banali ma tu vuoi dirle a tutti i costi.
Sono qui con te quando hai bisogno di essere capito, di essere corretto, quando non ti vedi per quanto sei prezioso e unico, io sono qui a dirtelo 100.000 volte al giorno se ne hai bisogno.
Lo so che senti che devi agire perché hai paura, perché ti senti inadeguato, perché hai noia e quando sei annoiato ti metti a fare pensieri che ti deprimono.
Lo so che ti vuoi proteggere dal dolore, dal vuoto, dalla rabbia scaturita dalla profonda ingiustizia e che l’acting-out è la pillola per non sentire più. Ma lo è anche per non sentire più niente, nemmeno la gioia, nemmeno il resto del mondo stupendo che c’è la fuori, nemmeno l’amore degli altri, nemmeno la vita che scorre.
Resta qui, non scappare, io sono con te e ci sarò sempre e ti voglio bene così come sei. Sei prezioso e unico e vorrei che ti amassi almeno quanto io ti amo.
Lettera di Lucio S.
Ciao sono Dio,
so che tu hai sempre creduto nel mio amore per te. Ultimamente mi senti vicino più che mai. Senti che il mio amore per te è profondo, vero. So quello che hai fatto, come ti sei allontanato da me.
Mi avevi praticamente rifiutato anche se dicevi di credere in me. Ora sai che non ti ho mai abbandonato, anzi, ti osservavo e ti aspettavo. Ora stai sicuro nel mio abbraccio. Non ti lascerò mai e tu lo sai.
Prendi la mia mano e cammina con me, e sarai nella pace, nella tranquillità e nella serenità. Le ombre buie della notte si sono diradate e ora sei nella Luce.
Camminiamo insieme.
Lettera di Massimo B.
Sei diventato adulto nel corpo e nelle possibilità economiche, ma quel bambino che era in te ha continuato a condizionare i tuoi comportamenti, gli hai permesso di agire ogni volta che provavi un’emozione che non eri in grado di gestire e questo ti ha portato spesso negli inferi dei tuoi giudizi negativi per le tue azioni ed anche negli inferi della società dai quali pensavi di non poter più tornare.
Io come allora sono qui, ti aspetto con amore e accolgo quel bambino uomo che sei diventato senza giudizi, riservandoti quel posto che sempre hai avuto nel mio cuore e che nessuna tua azione potrà mai toglierti.
La tua regalità per me è rimasta sacra perché tu per me non sei ciò che hai combinato.
Io ho un altro progetto di amore per te.
Lettera di Ettore L.
Ciao,
accetto gli errori e le scelte sbagliate che hai fatto perché ti portano al recupero e ti permettono di capire quali sono i comportamenti dannosi.
Molti fattori ti hanno portato alla dipendenza sessuale, ma l’importante è che lavori per migliorare e rimanere sobrio. Hai l’aiuto e l’amore del Potere Superiore che ti guida. Quando sarai più sobrio ti renderai conto che hai un grande potenziale e potrai vivere una vita più serena e autentica. Tante persone ti vogliono bene e tifano per te perché tu possa stare meglio ed avere successo ed anche tu sarai grato di poter aiutare gli altri e portare la tua testimonianza.
Grazie per provarci, ricordati che il progresso anche lento è sempre progresso!
Lettera di Andrea T.
Qualche volta, pensando a mio padre deceduto, mi sono chiesto cosa potesse pensare di me vedendomi dall’alto agire in maniera compulsiva, a sprecare il mio tempo, schiavo della mia compulsione. Ero pieno di vergogna all’idea ma poi speravo nella comprensione.
Sono cresciuto con la pulsione che inesorabilmente è cresciuta fino a diventare compulsione, una vera e propria dipendenza.
Oramai non penso più ai genitori, che possono vedere tutto, con vergogna, ma voglio pensare a loro come a coloro che possono comprendere ed accettare la mia dipendenza, che oggi è da me riconosciuta ed affrontata per essere sconfitta.
Lettera di Luca M.
Caro fratello,
so che stai soffrendo, so che ti senti solo, che spesso ti prende lo sconforto e quando stai male tutto ti sembra indifferente, ingiusto, insensato, ti sembra di vivere in un mondo di egoismo e di dolore.
Sappi fratello mio che ogni cosa conta, che non è vano lo sforzo di smettere, ogni momento è buono per ricominciare, per scegliere il bene.
Ricorda che tutto ciò che fai, anche le cose che solo tu sai fare, prima o poi le racconterai a qualcuno, al sacerdote, ad un fratello, ad un genitore, alla moglie. Perciò agisci sempre vigile, con la coscienza sveglia, appena e ogni volta che ti è possibile scegli la vita, la fiducia, il rispetto, la fedeltà, l’onestà.
E poi, anche egoisticamente parlando, sappi per esperienza, che a sbagliare a volte si sta bene un attimo e poi si sta male a lungo. Invece, a scegliere l’onestà, l’integrità, la solidarietà, il rispetto, a volte si fatica anche tanto nei primi momenti ma poi il benessere è duraturo.
Scegli sempre la vita, amico mio, e affidati alla cura e all’amore di Dio.
Lettera di Stefano S.
Anche se caduto sei una persona degna.
Questa malattia ti fa dimenticare molte cose tra cui, in primo luogo, il motivo per il quale ti fermi. Non puoi risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha avviato e non c’è problema che non possa essere risolto. Se non ora quando? Il tempo passerà in entrambi i casi.
C’è sempre qualcuno a cui rivolgersi.
Lettera di Luciano A.
Mio caro,
ti vedo camminare su un terreno sconnesso, in salita e pieno di insidie, ma sono certo che riuscirai a raggiungere quella vetta dove io sono ad aspettarti per accoglierti tra le mie braccia.
Ti vedo arrancare, cadere e rialzarti ogni volta ed ogni volta che lo fai il mio cuore sorride, continua sempre a rialzarti, trova sempre la forza per farlo, anche quando ti senti sopraffatto dalla disperazione, perché è solo quello il modo per vincere ed arrivare in vetta.
La bestia con cui devi combattere è infida e paziente, non considerarla mai sconfitta e rialzati sempre.
Sappi che ogni caduta deve insegnarti sempre qualcosa di nuovo, ti deve dare uno strumento in più per conoscere meglio ed affrontare il mostro con cui devi combattere e passo dopo passo, caduta dopo caduta, potrai raggiungere il tuo obiettivo, la tua meta.
Non devi avere fretta, autocommiserazione e demoralizzazione. Lotta, combatti, vai avanti e fa che i frutti del tuo impegno e delle tue fatiche possano un giorno essere di aiuto agli altri.
“Io ho fiducia in te!........Abbila anche tu!”.
Lettera di Marco P.
Ciao,
sono te stesso fra qualche anno. Ho seguito un corso di recupero e ti sto osservando. Non so dire se sono guarito, ma almeno adesso conosco cosa stai facendo e perché lo fai.
Vedo la paura nei tuoi occhi, la paura di non riuscire a smettere, la paura di essere un depravato, la paura di rimanere solo per sempre. Non ti preoccupare, dopo tutto quello che ti è successo era l’unico modo di agire.
Non hai amici, non hai fiducia in te stesso, credi ancora che un Dio cattivo voglia punirti per i tuoi comportamenti sbagliati. Tranquillo, dal tuo punto di vista non puoi andare più lontano di così nel pensare di farcela con le tue stesse forze.
Vorrei essere li a consolarti e abbracciarti, a farti sentire quell’amore e quell’ascolto che hai sempre cercato. Vorrei asciugare le tue lacrime quando dici di sentirti un fallito e che per te è diventato indifferente vivere o morire. Lasciati aiutare! Non è un segno di debolezza ma di amore verso te stesso.
C’è un mondo fuori che ha bisogno di te e tu di loro.
Ti voglio tanto bene, caro amico mio.
Il tuo “ Alter ego” del futuro
Lettera di Lino C.
Caro,
quante volte hai agito compulsivamente, senza la consapevolezza che tutto il male veniva da un’infanzia molto trascurata, senza amore, senza autostima, con una madre e un padre che si sono odiati fino alla morte.
Sei cresciuto senza le basi di un amore vero, di una famiglia disfunzionale, di una famiglia che non ha saputo valorizzarti. Ora, dopo tutti questi anni, posso riconoscere quanto sei importante per me e con tanta forza e voglia di recuperarti sei un uomo vero, sincero e onesto, pieno di voglia di riscattare il tuo passato.
Ti ho visto fare cose che a pensarci ora mi sembrano assurde e illogiche, ma nessuna, forse, ti avrebbe fermato. Ti ho visto piangere nella disperazione, dopo aver consumato ancora una volta la tua droga, che piano piano ti stava portando alla morte. Ti ho visto nella paura più buia, dove ti veniva lasciata via d’uscita da questa vita piena di lussuria. Ti ho visto. Ti ho visto, ti ho visto . . . . . . . . . . . .
Ora ti vedo!! Orgoglioso di tutto quello che sei e quello che hai fatto per recuperarti.
Ora ti vedo . . . . . . . . .
Grazie per tutto
Lettera di Angelo V.
Figlio Adorato,
in tutto questo tempo, da quando muovevi i primi passi fin qui, ora che ti affacci sulla soglia della vecchiaia, ti ho seguito testimone delle tue difficoltà, del tuo dolore, della tua agonia, del tuo timido incedere nella vita e fin dalle prime volte in cui ti ho visto il tuo entusiasmo e il tuo sorriso spegnersi di fronte a qualcosa che ti stringeva il cuore senza fartelo capire avrei voluto abbracciarti, consolarti e prenderti per mano, accompagnare li dove ti eri fatto male per mostrarti che non eri tu, che potevi stare a testa alta, che potevi imparare senza piegarti.
E tutte le volte che ti vedevo svenderti, cercare una via traversa, cercare nel posto sbagliato, speravo tu mi vedessi, che potessi sentire, ricordarti da dove venivi e dove potevi andare, se solo, . . . . . . .”se solo” . . . . . .
La pena che ho provato, le speranze che avevo quasi perso, perché ti eri così perso e forse il tuo cuore diventato di pietra e malato . . . . . . .
. . . . . . . .Ma ora, che i tuoi occhi hanno iniziato a cercare dove non vedevano più niente, forse . . . . . sembri ricordare . . . . . . . . . sembri sentire . . . . .
E’ stato un lungo viaggio . . . . . . sembrava non avere più senso . . . . e invece ora, anche se sei ancora incredulo . . . . . possiamo andare, ci siamo ritrovati!
Lettera di Gianmarco B.
Un giorno si stava condividendo sull’undicesima tradizione, che dice che lo stile delle nostre relazioni si basa sull’attrazione piuttosto che sulla propaganda. Fino ad allora, quando facevamo accoglienza ad un nuovo venuto, sottolineavo il beneficio che avevo ricevuto dagli incontri nell’associazione e ne decantavo i meriti. Rimanevo sempre molto deluso quando all’incontro successivo le persone tornavano raramente, me ne facevo una colpa e pensavo di non aver lavorato sufficientemente bene il dodicesimo passo.
Quando quel giorno condividendo sull’undicesima tradizione, il conduttore disse:” Ma noi che cosa abbiamo per attrarre qui, cosa gli diamo?” Mi resi conto allora che, per mettere a loro agio le persone che arrivavano piene di paura, di vergogna, dovevo dare loro i miei fallimenti, le mie miserie, il dolore vissuto nella mia impotenza ed uscire dalla mia schiavitù; dovevo mettere in gioco la parte peggiore di me, parte in cui il dipendente che soffre ancora può riconoscersi e sentire di non essere un caso a parte, uno che si isola nella convinzione di non poter essere capito.
E’ la mia parte peggiore che può mettere a proprio agio un nuovo dipendente e siccome testimonio anche il benessere che ho ricevuto lavorando il programma incontrato nell’associazione dei 12 passi, creo nell’ascoltatore una speranza che esiste per lui una possibilità di recupero concreta, così come l’ho trovata io.
E’ così che mi trovo ad essere contemporaneamente il dipendente che soffre ancora (il Figliol prodigo) ed il dipendente che comprende e accoglie senza giudicare il nuovo venuto accettandolo così com’è per dargli la possibilità di guarire (il Padre benedicente).
In altro modo, sono la vittima dei ladroni (alcool e sostanze varie) e il buon samaritano.
Direi anche in piccolo, molto in piccolo, il Gesù malato, povero, affamato, nudo e ferito ed il Cristo risorto che ti visita e ti guarisce dalle tue ferite!
Lettera di Valerio A.
Un giorno si stava condividendo sull’undicesima tradizione, che dice che lo stile delle nostre relazioni si basa sull’attrazione piuttosto che sulla propaganda. Fino ad allora, quando facevamo accoglienza ad un nuovo venuto, sottolineavo il beneficio che avevo ricevuto dagli incontri nell’associazione e ne decantavo i meriti. Rimanevo sempre molto deluso quando all’incontro successivo le persone tornavano raramente, me ne facevo una colpa e pensavo di non aver lavorato sufficientemente bene il dodicesimo passo.
Quando quel giorno condividendo sull’undicesima tradizione, il conduttore disse:” Ma noi che cosa abbiamo per attrarre qui, cosa gli diamo?” Mi resi conto allora che, per mettere a loro agio le persone che arrivavano piene di paura, di vergogna, dovevo dare loro i miei fallimenti, le mie miserie, il dolore vissuto nella mia impotenza ed uscire dalla mia schiavitù; dovevo mettere in gioco la parte peggiore di me, parte in cui il dipendente che soffre ancora può riconoscersi e sentire di non essere un caso a parte, uno che si isola nella convinzione di non poter essere capito.
E’ la mia parte peggiore che può mettere a proprio agio un nuovo dipendente e siccome testimonio anche il benessere che ho ricevuto lavorando il programma incontrato nell’associazione dei 12 passi, creo nell’ascoltatore una speranza che esiste per lui una possibilità di recupero concreta, così come l’ho trovata io.
E’ così che mi trovo ad essere contemporaneamente il dipendente che soffre ancora (il Figliol prodigo) ed il dipendente che comprende e accoglie senza giudicare il nuovo venuto accettandolo così com’è per dargli la possibilità di guarire (il Padre benedicente).
In altro modo, sono la vittima dei ladroni (alcool e sostanze varie) e il buon samaritano.
Direi anche in piccolo, molto in piccolo, il Gesù malato, povero, affamato, nudo e ferito ed il Cristo risorto che ti visita e ti guarisce dalle tue ferite!